Umanesimo e riforma
Un nuovo e fondamentale impulso alla produzione letteraria si verificò a partire dal 1485 e si protrasse per tutto il XVI secolo. Nuovi orizzonti si aprirono grazie alle esplorazioni marittime, che favorirono lo sviluppo dei commerci e la crescita della borghesia; l'invenzione della stampa, che moltiplicò il numero dei lettori, consentì un accesso diretto ai testi e influenzò in modo determinante la cultura. A tutto ciò si aggiunga la centralizzazione del potere e della vita intellettuale presso le corti Tudor e Stuart, oltre allo sviluppo della cultura umanistica, che si diffuse in Inghilterra all'inizio del XVI secolo.
L'influenza culturale della Riforma anglicana (1534) si unì alla nuova visione del mondo introdotta dall'Umanesimo, che al teocentrismo sostituì una visione del mondo basata sullo sviluppo delle capacità umane; parallelamente, i valori cristiani feudali si trasformarono nell'ideale di un gentiluomo e di un intellettuale in grado di attingere alle fonti classiche dell'arte, della filosofia e della scienza con spirito affrancato dall'ingerenza religiosa.
La figura di maggior rilievo fu Thomas More, autore della celebre Utopia (in greco, "nessun luogo"), scritta in latino nel 1516. In quest'opera, More descrive la struttura politica e sociale della repubblica ideale, in cui la guerra, la pena di morte e la proprietà privata sono i mali peggiori da evitare e in cui i doveri morali dei cittadini sono il lavoro, la denuncia della corruzione e del vizio. Seguendo gli insegnamenti di Platone, More non esita a deplorare l'errore dei sovrani che non attingono ai consigli e alla saggezza dei filosofi.