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Letteratura inglese


Letteratura inglese il Rinascimento

Letteratura inglese il Rinascimento

La grande stagione letteraria dell'età elisabettiana ha un fondamentale precedente nell'intensa vita culturale della corte di Enrico VIII (1509-1547), che accolse vari nuovi poeti, ai quali si richiedeva di interpretare e celebrare il senso della storia, la legittimità del potere e la grandezza della monarchia inglese. La figlia di Enrico, Elisabetta I, svolse un preciso programma culturale inteso a far primeggiare le arti e le lettere del suo paese nell'Europa rinascimentale.

Poesia nel Rinascimento della Letteratura Inglese

Se si esclude John Skelton, la produzione poetica della prima parte del Cinquecento non annovera autori di prima grandezza. I due grandi innovatori della lirica rinascimentale furono Philip Sidney e Edmund Spenser, gentiluomini alla corte di Elisabetta I. Perfetta incarnazione del modello rinascimentale del cortigiano, Sidney combinò l'esercizio della politica e della diplomazia con lo studio e gli interessi culturali. La sua opera maggiore è una raccolta di sonetti, Astrofel e Stella, scritta nel 1582 e pubblicata postuma nel 1591, in cui il poeta celebra il suo amore idealizzato per Penelope Devereux. L'opera, che rappresenta il primo esempio inglese di canzoniere amoroso sul modello petrarchesco, è fortemente condizionata dal platonismo e dall'idealizzazione dell'amore tipica dei romanzi cavallereschi medievali.

Il monumento più alto a questo tipo di idealismo e alla cultura che prendeva a modello soprattutto i grandi autori del Rinascimento italiano fu La regina delle fate di Spenser, pubblicata fra il 1590 e il 1609. Si tratta di un poema allegorico ed epico (ogni canto narra le avventure di uno dei dodici cavalieri di Gloriana, regina delle fate), in cui si fondono precetti morali e celebrazione delle virtù cortigiane. Dedicata a Elisabetta, l'opera recupera temi ed elementi stilistici della tradizione cavalleresca medievale per foggiare un'epica nazionale in grado di rivaleggiare con i capolavori della classicità e della letteratura italiana cinquecentesca. L'opera che più influenzò Spenser fu l'Orlando furioso di Ludovico Ariosto. All'ottava del poema ariostesco è analoga la "stanza spenseriana", da quel momento in poi uno dei metri classici della poesia inglese.

Lo stile ricco ed elaborato di Spenser, imitato da un gran numero di poeti elisabettiani, forgiò il gusto poetico del primo Seicento. Contemporanea, e fortemente segnata dal concettismo che caratterizza fin dall'inizio il Rinascimento inglese, è la poesia di John Donne e degli altri poeti "metafisici", così definiti da John Dryden, che criticava il modo cerebrale e manieristico con cui nella loro poesia venivano espressi i sentimenti. In realtà, la poesia metafisica è una singolare mescolanza di passione e pensiero, di sentimento e raziocinio, in cui l'arguzia e il concettismo non sono freddi artifici ma complessi modi per esprimere le emozioni. Singolare è l'uso di un linguaggio figurato fondato in prevalenza sul nuovo sapere scientifico e su artifici che rivelano l'emergere di una nuova sensibilità. Questo elaboratissimo stile venne usato nella poesia amorosa (John Donne e Andrew Marvell), ma il suo lirismo si rivelò adatto anche alla manifestazione del sentimento e dell'emozione religiosa (George Herbert, Henry Vaughan e Richard Crashaw).

Nel tardo Rinascimento si sviluppò un diverso orientamento poetico in reazione all'opulenta sensualità degli spenseriani e alla tortuosa articolazione concettuale dei metafisici. Rappresentato dalla scuola di Ben Jonson e caratterizzato dal rispetto dei canoni classici oltre che da uno stile sobrio ed equilibrato, questo orientamento diede vita a una tendenza che, ripresa da Robert Herrick e dai Cavalier Poets ("poeti cavalieri"), sarebbe stata sviluppata nel successivo periodo neoclassico.

L'ultimo grande poeta del Rinascimento inglese fu il puritano John Milton, che nella sua opera cercò di coniugare, come già aveva fatto Spenser, la ricca eredità culturale del mondo classico con i principi religiosi della Riforma protestante. Milton, come Spenser, concepiva il poeta come grande precettore dell'umanità, ma rifiutava l'apparato fantastico della mitologia classica o dell'epica medievale, preferendo invece i temi legati alla tradizione biblica e cristiana. Nel suo celebre poema Paradiso perduto (1667) narrò con linguaggio sofisticato, solenne e immaginoso gli inganni di Satana, il peccato e la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, con lo scopo di illustrare le fondamentali nozioni cristiane di libertà, peccato e redenzione.

Teatro e prosa nei Rinascimento della Letteratura Inglese

Nel periodo compreso tra il 1580 e il 1660, fu la produzione teatrale a dare i massimi contributi alla letteratura inglese. Come in altri paesi europei, anche in Inghilterra il teatro medievale si era espresso nella forma di miracoli e moralità, rappresentazioni drammatiche destinate a illustrare passi delle Sacre Scritture e dogmi della dottrina cristiana. L'incontro di queste e altre forme tradizionali di spettacolo popolare con un filone rinascimentale colto, influenzato soprattutto dal teatro di Seneca, consentì alla drammaturgia elisabettiana e giacomiana di svilupparsi in una miriade di opere e in un'ampia varietà di forme dal 1580 al 1642, anno in cui i teatri londinesi vennero chiusi per ordine del Parlamento puritano.

L'utilizzazione di Seneca come modello, determinata dalla necessità di conciliare le influenze classiche della civiltà cortese con il gusto del sensazionalismo e della violenta spettacolarità che il pubblico popolare delle città esigeva, è evidente nella Tragedia spagnola (1594) di Thomas Kyd. Pochi anni dopo, Christopher Marlowe inaugurò la tradizione della cronaca drammatica delle fatali gesta di sovrani e governanti nelle tragedie Tamerlano il Grande (scritto nel 1587-88) e Edoardo II (1591 o 1592), mentre in Doctor Faustus (1588 o 1592) e L'ebreo di Malta (1589) mise in scena la drammatica lotta di grandi personaggi contro i limiti assegnati all'uomo dall'etica cristiana medievale.

Shakespeare

L'opera di Marlowe influenzò profondamente la formazione teatrale di William Shakespeare, con il quale la tragedia e la commedia dell'età elisabettiana raggiunsero la più completa maturazione. Ricchezza stilistica, complessità tematica e profondità di analisi tanto delle vicende storiche quanto delle debolezze e grandezze umane contribuirono alla straordinaria fama dell'opera di Shakespeare. Nel suo percorso conoscitivo e creativo si susseguirono fasi diverse, da quella imitativa a una sperimentale in cui vennero saggiati i principali generi drammatici: il dramma storico (il primo esempio fu Enrico VI, 1590-1592), la commedia plautina (La commedia degli errori, 1592 ca.), la tragedia senechiana (Tito Andronico, 1594 ca.), la commedia basata su caratteri (La bisbetica domata, 1594 ca.) e la storia d'amore (Romeo e Giulietta e Pene d'amor perdute, entrambe 1594-95).

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